Per una civiltà più umana

Maritain ha ben distinto da un punto di vista cattolico della storia tra l’avventura verticale – il cammino di vita di ciascuno che si conclude su questa terra con la morte – e l’avventura orizzontale – che rappresenta il cammino storico, appunto, dell’uomo e delle società verso l’avvenire.
Una vicenda singolare che va incontro per chi ci crede a un giudizio e – io credo – comunque ad un abbraccio. E una vicenda comunitaria che si presenta come un progresso – con anche battute d’arresto – verso un nostro miglioramento come civiltà.
Qual è il nesso tra i due momenti?
L’amore: l’amore su cui saremo giudicati (vedi parabola evangelica: quando Signore non ti ho accolto? Ecc.), e l’amore che è la radice di quell’amicizia civile, di quella società tendenzialmente sempre più umana, che è il nostro destino come popolo/popoli.
E’ la speranza della storia del popolo ebraico (la terra promessa), è la speranza delle beatitudini o dell’inno alla carità di Paolo, questi sì che ci crocifiggono, se ripensiamo stando in superficie, alla nostra faziosità nelle discussioni, nei bar, sui social, nei dibattiti tra politici, o – andando più a fondo – alla violenza che c’è sulle donne, nelle nostre periferie, nella società. Per non parlare della guerra.
Dunque, poiché nessuno si salva da solo e saremo giudicati sul comandamento dell’amore, occorre mai dimenticare che ogni nostra azione può collaborare a far strada ad una società più umana o ad una più disumana.
Ravenna, 23-11-’22