Cristo re perché salvezza per tutti noi

Domenica si festeggia Cristo re: un breve commento ascoltando la Messa dell’incoronazione composta da Mozart. In realtà il titolo – secondo tradizione – è dovuto al fatto che questa Messa sarebbe stata composta ed eseguita per la commemorazione dell’incoronazione dell’immagine sacra di Maria conservata nel santuario di Maria Plain a Bergheim (Austria) nei pressi di Salisburgo.
Ma dal momento che mi soffermo sull’Agnus dei mi è venuto spontaneo riferirla anche alla regalità di Cristo.
Di solito il re è chi premia e castiga. Il re che i cristiani festeggiano ancora 2000 anni dopo è un re che salva. L’ho accusato in modo evocativo e plastico guardando e ascoltando questa Messa. Nella versione diretta dal maestro Herbert von Karajan, all’Agnus Dei c’è la voce inizialmente solista della soprano Kathleen Battle, in cui io avverto una fascinosa e misteriosa nota che emerge cristallina dalla notte buia di ogni tempo. A un certo punto si aggiungono il tenore, la contralto, il basso. E così quella voce si differenzia e si arricchisce, inizia a moltiplicarsi, insieme. La cosa sconvolgente in quest’opera è che l’Agnus dei si chiude con una corale trionfale, impossibile senza la preesistente coscienza del male, senza l’assurdo, cioè la negazione del fratello.
E così alla musica riesce il miracolo di Cristo re. L’uomo canta, anzi esulta insieme, in coro. Il coro finale nel cantare a Cristo porta in trionfo l’uomo, l’umanità ferita e salvata dall’obbedienza dell’agnello. Senza questo trionfo il sacrificio di Cristo sarebbe stato vano. Per questo non ci si salva in solitaria. Cristo non è – lo sapevamo – venuto a salvare i sani. Certo è venuto a perdonare i peccatori. Ma non perché se ne andassero semplicemente con la coscienza a posto. Cristo – obbedendo al Padre – non si è giocato tutto per delle anime da sacrestia. Ma per un’umanità, tu, io, lei, lui, riconquistate dall’ottenebramento alla gioia. Alla chiarezza di un canto. Cristo perdona l’inimicizia e libera l’amicizia. Il suo esprimersi, che sia il canto o il lavoro, attraverso la fatica umana e la riconciliazione, porta all’esultanza che fu di Maria. La misericordia non è solo togliere i peccati, ma etimologicamente: dare un cuore ai miseri. Non diciamo che sia impossibile. Pensiamo alle nostre vite e alle vicende del mondo come ad un cammino. Al cammino di uomini e popoli destinati a conoscere la gioia e la pace.

Ravenna, 18-11-’22