Angelina

Ti sento mentre mi se ne va
il fottuto sogno di essere io
a saper battere quel divino
ritmo che tu scandivi padre
con la mano contro il legno
del mobile svedese, non c’ho
mai capito niente e l’ho
sempre presa come una condanna
come se mi fosse negata
la musica classica e basta
Rivedo oggi popoli nuovi
nelle musiche che comunque
non intendo ma sento
libere virili forti
sarà ascoltarle senza batterne il tempo
Angelina, rondine e manna

 

Ravenna, 11-05-’24