Vivere, vincere

Dedicato a Valentino che non ha vinto, ma ha conquistato ancora una volta i tifosi. A Francesco (si licet parva)  che è in difficoltà, ma continua ad avvicinare i cuori di molte persone al messaggio cristiano. E a ciascuno di noi, che inizia una nuova settimana. 

Vivere, vincere

C’è un impulso che muove l’uomo che lo spinge a raggiungere un traguardo a superare un limite. A compiere una promessa. “Qualcuno ci ha forse promesso qualcosa. E allora perché attendiamo?” recita e ferisce la famosa lirica di Cesare Pavese. Appunto, come se si trattasse di una spinta a conseguire qualcosa a prescindere dall’oggetto stesso. Sembrerebbe uno stato di soddisfazione di desideri, uno stato di libertà avulso da un contesto. A cosa pensa un centometrista quando taglia il filo di lana per primo? Non è il premio, non è il podio, non è il primato, non è l’applauso, non è nessuna di queste cose da sola e nemmeno la loro somma che giustifica lo stato di ebbrezza. E’ la vittoria, è il vincere. Quasi non se ne potesse fare a meno, quasi fossimo stati messi al mondo per questo. Proprio quei vagiti iniziali sono, in fondo, un grido e un pianto di dolore, ma anche di vittoria. “La Maestà della vita”, titolò una sua famosa opera Giovanni Testori. Eppure la vita nella sua normalità contraddice questo bisogno di vittoria e ci prostra nelle frustrazioni di un’ordinaria sottomissione ai condizionamenti. L’ordinario e lo straordinario, il quotidiano e l’eroico, in realtà non sono affatto dimensioni separate dell’esistere. Occorre capire bene le ragioni per cui ciò che la vita offre ogni giorno e ciò che la vita ti ha dato al tuo nascere non sono un peso ma una chance. E’ l’esperienza di qualcosa di divino che cerchiamo in quel desiderio umanissimo di vincere, di superare un limite. Si esprime a livello adulto nel desiderio di creatività, di utilità. Molte storie di persone segnate dalla vita dicono che non c’è condizione che possa interdire irrimediabilmente questo desiderio e  questa esperienza. Vivere è vincere, anche se questa vittoria prende forme che non avremmo aspettato o voluto. Solo la certezza che nella vita si vince, che la sua natura è promessa leale di compimento, può dare ai giovani la libertà di rischiare fino in fondo i propri talenti, cioè i doni unici che il destino ha fatto a ciascuno. Rischiarli, non nel senso di alienarli a padroni invisibili. Bensì guardare bene in faccia l’ideale in cui si incarna, in cui trova un’immagine, in cui prende forma il nostro desiderio. Sono gli incontri più imprevisti, son testimoni discreti o maestri appassionati che ci fanno vedere che anche per noi si potrebbe verificare la stessa verità e la stessa passione. E che solo rispondendo con passione a questa intuita verità possiamo realizzare noi stessi, la nostra vocazione. Disse icasticamente Steve Jobs nell’indimenticato discorso rivolto ai neolaureati dell’Università di Stanford: “dovete trovare ciò che amate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare”. Oppure Etsuro Sotoo, l’architetto  giapponese che sta continuando l’opera di Gaudi nella Sagrada Familia di Barcellona, quando ebbe acutamente a notare che l’allievo deve guardare non il maestro, bensì ciò che il maestro stesso guarda, perché solo così la sua originalità e la sua creatività si liberano veramente. La vita è il gusto dell’esplorazione, della scoperta  e della conquista, siano esse quelle dello spazio, oppure quelle di un nuovo algoritmo, ma anche più semplicemente del miglior funzionamento del tornio.

 

 

 

Bologna, 9-11-’15