Fatti di Parigi

  1. L’efferatezza di ciò che è successo a Parigi è nuova per l’Europa, ma reitera ciò che è successo anche recentemente in altre parti del mondo, a Garissa come a Beirut, e ci fa capire ancora una volta che la guerra portata dalla Jihad col supporto di potenze mediorientali è globale (guerra mondiale a pezzetti)
  2. L’obiettivo non è solo l’Occidente, anche se nell’Occidente si incarna il nemico ideale per accreditarsi presso l’opinione mussulmana come leader
  3. La guerra è anche e prevalentemente intra islamica e come tale va trattata
  4. Il nostro atteggiamento non può perdere la virtù del dialogo, non con le frange violente, ma con tutti coloro che mostrano un minimo di disponibilità. Occorre un’indomabile certezza nel desiderio di bene che può emergere dal cuore dell’uomo e che è più forte degli abissi e dei propositi di male
  5. L’Occidente, che ha una grande risorsa nella separazione di autorità civile e religiosa resa possibile dalla natura del messaggio cristiano – e Ratzinger aveva ragione nel discorso di Ratisbona ad ammonire sul fatto che l’Islam non possiede questa  risorsa nel suo bagaglio culturale e quindi è dubbia la sua possibilità di coesistere con le democrazie – deve valorizzarla
  6. Spesso l’autorità religiosa è costretta invece a supplire alla mancanza di una politica capace laicamente di porre le basi di una convivenza civile ordinata, capace di trasmettere i valori della dignità della persona e della difesa del bene comune alle giovani generazioni, difendendo la sicurezza certamente, ma anche esercitando l’accoglienza che ha reso tale l’Europa nei secoli e nei millenni, nonché alimentando il dialogo di cui al punto 4
  7. Oggi più che mai noi universitari sentiamo il bisogno, come crediamo sia successo a Valeria Solesin, di alimentare ciò che amiamo, cioè la meraviglia per l’essere che nella corrispondenza con le nostre esigenze umane più profonde si manifesta come verità che mette in cammino. Questo cammino ha come impedimento la riduzione ideologica dell’identità, l’appiattimento dei desideri, la distruzione del senso estetico
  8. Ai politici chiediamo di esercitare il discernimento più responsabile e morale, cioè l’amore a ciò che è vero più che  alla propria opinione. Perché nel loro cinismo cresce quello del popolo, nel loro vuoto risuona lo sferragliare delle armi.

 

 

 

Bologna, 17-11-’15