Renaissance?

L’attacco di un ‘comico’ francese che non sa guardarsi allo specchio (Séjourné capo del partito di Macron) e che fa seguito a quello del Ministro Darmanin, attacchi rivolti alla nostra Presidente del Consiglio, esprime la triste decadenza della politica francese. Comico anche il fatto che il partito si chiami Renaissance, cioè Rinascimento, il nostro movimento culturale cinquecentesco cui tutta l’Europa è debitrice. La Presidenza francese è in crisi di consenso nei confronti della destra e in crisi di consenso per i suoi provvedimenti: chi semina vento – cioè è incapace di una vera integrazione e di vere politiche sociali – raccoglie tempesta e, per esempio, si ritrova con un popolo che non sa rassegnarsi ad andare in pensione a 64 anni. Ebbene i leader di Governo francese non sanno rivolgersi alla loro controparte di destra senza coinvolgere e senza capirne le differenze con la Meloni. Parlano di politica disumana – politica italiana colta sicuramente impreparata dall’ondata di decine di migliaia di sbarchi – ma encomiabile per la capacità di salvare vite e portare a terra i migranti.

La parte seria è la pars costruens.
Quell’iniziale manifestazione di dialogo costruttivo tra Governo italiano e opposizioni avutasi ieri sulle riforme è il metodo per una cosa nuova in Europa.
Lo sfaldamento culturale, sociale e politico dell’Europa camuffato dal tutti assieme appassionatamente per l’Ucraina ha bisogno di un’esempio di costruzione politica capace di legittimazione dell’avversario e di dialogo.
Non so se il 2024 segnerà un’alleanza nuova a guida dell’Europa tipo popolari-conservatori. Probabilmente sarebbe meglio un modello Grosse Koalition (epoca Merkel). Ma non è possibile, né conviene.
C’è bisogno però che si ricominci da un punto di unità vera. Fatta anche di maggioranza e opposizione. Che però sulle questioni fondamentali, che riguardano le scelte di politica estera, strategica e di umanità (migranti) si ritrovino. Per questo occorre che se oltralpe lavano i panni di casa guardando quelli del vicino, quindi non li lavano, da noi si inizi a estendere il dialogo costruttivo sul piano politico ad altri campi oltre le riforme. Non è possibile che un Paese che ha accolto più di 30000 migranti da inizio 2023 non vada, su questo, unito in Europa. Dialogo politico e dialogo sociale.
Il Paese dei 1000 comuni con la sua storia, anche oggi, in un auspicabile nuovo Rinascimento non vorrà avere niente da insegnare, ma potrà essere d’esempio ad altri Paesi europei.
Ma, in cauda venenum, la partita forse si gioca anche in Africa, dove il costruendo piano Mattei per l’Africa, si muove su una sana china di interessi leciti e ideali generosi, mentre l’azione della Francia, prima e dopo la sciagurata guerra alla Libia ha mostrato anche alla Cina e alla Russia il volto peggiore dell’Europa, colonialista, cieco, avido. Perché mai? Giudicherà la storia. Ma almeno ora occorrerebbe tra le due protagoniste delle strategie europee per l’Africa una collaborazione, senza il solito vizio della sindrome della primogenitura.

 

Ravenna, 10-05-’23