Quasi poemetto

Ho accarezzato l’alba

e la tua spalla

ho chiesto solo di sfiorare

l’aria, tra me e il cielo

tra me e noi,

tra me e il pensiero appena,

e quasi sentire,

andare a capo

senza perdere musica,

andare a letto

senza delusione:

qualcuno mi ha detto poi

la vita non è canzone,

non annegano nel suono le parole

le gioie, le sfighe

in un campo di grano -che ne sai-

come fossero spighe:

è arte povera la vita

è poesia,

è arte forte,

in questo mondo stupefatto di spazio

la poesia che sente

senza perdersi a sentire,

che pensa senza che il suo pensiero

sia raziocinio:

ho chiesto tutto

e ho avuto il nitore

di albe e tramonti

carminio,

ed ho amato serenamente e fermamente,

tra qualche conato di dolore antico,

una passione

di nespole mature,

poi a seguire il pensiero lucido,

amore nuovo

e asprigno, frutti vergini del maraschino:

in questo tempo naturale e andante

sento finalmente

il mio polso regolare e calmo,

e so che il sentimento

non è né condanna né trappola

e non ha età,

che il sentire e il pensiero

sono l’acqua e la terra,

il torrente e il sentiero,

verso l’Eden di noi peccatori.

 

 

Colunga, 11-06′-17