‘Nulla di nuovo sotto il sole’

La situazione tragica ed esplosiva dell’Afghanistan, che non si risolverà con le vendette sanguinarie (come se la storia non l’avesse insegnato…), impone da un punto di vista politico un sussulto (se non ora quando?) all’Europa che se ne sta facendo carico grazie alla sempre più stupefacente leadership di Mario Draghi, alle prese con l’organizzazione di un difficilissimo G20 straordinario.
Certamente la responsabilità storica rinnovata dell’Europa è quanto mai all’ordine del giorno, una responsabilità che superi e non abbia complessi nei confronti di come ha interpretato in passato questa leadership del mondo occidentale (e non solo) l’America.
Ora tocca all’Europa, una dall’Atlantico agli Urali, come scriveva San Giovanni Paolo II (proprio lui che della deriva sovietica della terra di Russia aveva sofferto per il suo Paese, la Polonia, tutto il peso – fino alla liberazione).
Occorre che l’Europa da un lato surclassi culturalmente e politicamente la china del liberalismo americano che non sa interpretare la politica estera se non come politica di potenza e la politica interna non rimuovendo il macigno di enormi diseguaglianze (sistema sanitario) che rendono non credibile la sua difesa dei diritti dell’uomo per il mondo. Dall’altro lato che cerchi di rendere più fluido il rapporto tra le società, soprattutto a Est dove le ferite dell’epoca del blocco sovietico hanno creato contrapposizioni viscerali tra molti Paesi e la Russia.
Già la Russia. Come ha intuito al volo il nostro Premier non se ne potrà più fare a meno.
Hanno fatto più male all’Europa le ideologie delle guerre, anche se le due cose ovviamente sono collegate. Ora il governo autocratico di Vladimir Putin sembra mal conciliarsi, anche alla luce delle accuse di influenze indebite e fraudolente su competizioni elettorali americane ed europee, con i sistemi democratici della parte occidentale dell’Europa.
Ma bisogna provarci. Inutile citare le epoche in cui gli intellettuali e gli artisti per esempio francesi erano di casa a Mosca e a San Pietroburgo. Era l’Europa.
Francis Fukuyama si sbagliava, all’indomani della caduta del muro di Berlino, col suo “Fine della storia”.
Non ci son solo gli Americani, non c’è solo il capitalismo, non era il trionfo del liberalismo.
Aldilà della crisi afghana, ci sono miliardi di persone nel mondo, sotto la soglia della povertà, quattro miliardi non hanno avuto la prima dose di vaccino anti-covid19.
Ma su una cosa aveva ragione Fukuyama, anche se forse non intendeva dire proprio quello, lo scriveva  millenni fa l’Ecclesiaste “nulla di nuovo sotto il sole”, senza l’intervento del divino nella storia l’uomo ripete sé stesso, le sue meschinità, i suoi errori.
«Ma sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai accaduto prima:
sebbene non si sappia quando, o perché, o come, o dove.
Gli uomini hanno abbandonato Dio non per altri dei, dicono, ma per nessun dio; e questo
non era mai accaduto prima.
Che gli uomini negassero gli dei e adorassero gli dei, professando innanzitutto la Ragione
E poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita, o Razza, o Dialettica.
La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte, cosa possiamo fare
Se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto
In un’età che avanza all’indietro, progressivamente?” T. S. Eliot, Cori della Rocca.
Certamente sarà fondamentale che l’Europa ritrovi unità, iniziativa e leadership, facendo leva sulla propria ineguagliabile storia e cultura; ma la rinascita o sarà spirituale o non sarà.
In tal senso ciò che sta accadendo è una sfida storica impellente di carattere ecumenico alle chiese protestanti, ortodosse e cattolica perché rendano più spedito il cammino verso una piena unità tra loro.
Da ciò – credo – dipenda, più che da ogni altra cosa, in questo momento, il futuro di noi uomini del XXI secolo.
E’ da farisei scaricare a parole e nei fatti sulla politica le responsabilità della costruzione dell’unità e non far nulla o lavorare sotto contro l’unità.

 

San Lazzaro, 28-08-’21