Europa: ogni uomo ha un perché che vede oltre le crisi

Putin dice che l’Europa sta usando la crisi umanitaria contro Minsk. Come a dire, guardate che è un flusso normale, vogliono andare in Germania, il problema è la Polonia che ha messo il filo spinato.
Ha torto? Certamente la Bielorussia ci ha messo del suo. Ma del vero c’è, quella è una rotta che è sempre stata praticata dai migranti.
La Merkel che non può accettare, dopo averne viste di ogni, questa situazione (ieri un bambino è morto di freddo e sono più di una decina i morti complessivi) nel cuore dell’Europa prova a trattare con Minsk per un certo numero di rimpatri e corridoi umanitari verso la Germania. Ragionevole.
Alzata di scudi da Bruxelles e Varsavia (i polacchi che fino a ieri hanno messo in discussione l’autorità normativa della UE): non si tratta con Minsk.
E’ ora di dire che essere europei è una dimensione dello spirito prima che un confine (tra l’altro nemmeno suggellato da storia e cultura, ma dall’adesione  a trattati, tirati puntualmente a proprio piacimento).
Per esempio fa parte di questo spirito, almeno dal 1989, non erigere muri e fili spinati.
Il bimbo morto di freddo, le persone ridotte in porcilaie tra due schiere di camionette delle rispettive polizie, sono la povera umile e forte voce della speranza di ognuno di noi che “non può morire, non può finire, la nostra voce che la vita chiede all’amor, non è povera voce, la nostra voce canta con un perché”.

 

Ravenna, 19-11-’21