È FINITA LA STAGIONE DELLA CICALA – la necessità di una transizione politica

La realtà è una provocazione. Cristianamente è una vocazione. Ma già il termine provocazione, nell’indicare il modo come la realtà ci si presenta, è il sedimento di una visione cristiana della vita, di un disegno che ci trascende e ci riguarda personalmente e collettivamente, e come tale rappresenta, nei momenti del quotidiano vivere e del suo farsi storia, UN INVITO.
La lunga crisi a più fasi e a più concause che i Paesi e i popoli stanno attraversando da tempo invita a un cambiamento. Ma la cicala, si sa, altro che cantare non fa. La cicala dei populismi e dei loro leader, proiezioni delle pulsioni inconsce o comunque irrazionali, perché non mediate da spirito critico, quindi grezze oltre ogni legittima critica del politically correct, finalmente direi becere.
Come acutamente hanno osservato, tra gli altri, Antonio Polito (nonostante io ritenga un’illusione la fiducia da lui riposta nel sì al referendum come le dichiarazioni del campione del populismo, Beppe Grillo, dimostrano) e Paolo Pombeni, inizia un’era per la politica, unico argine al potere del tecnocapitalismo, in cui non si potrà agire per rivoluzioni. Cioè dico io non si potrà agire solo di pancia, ma unire all’energia vitale, l’umiltà della ricerca, la lucidità del discernimento – pronto al rapido mutare delle circostanze – e il coraggio delle scelte.
Ci aspetta una lunga transizione, forse una lunga marcia nel deserto. Le cicale cantano già per i soldi del recovery fund della prossima estate e ciò impedisce loro di decidersi a fare un piano CONCRETO E CREDIBILE su come spenderli.
Le recenti elezioni regionali dimostrano tra l’altro due cose:
1. Che occorrono leader che conoscano l’umiltà del rapporto stretto con la gente dei territori, per intenderci coi piedi per terra, capaci non dell’euforia delle cicale ma dell’entusiasmo nascosto dentro l’operosità delle formiche;
2. Che non basta la persona, occorre la ‘circostanza’ sistemica. Fare il Governatore di Regione oggi, in Italia, se hai la caratteristica di cui sopra, anzi proprio perché quella posizione quasi da sé sollecita quella caratteristica, è più facilitante che fare il Ministro.
Nessuno ha la sfera di cristallo. Può darsi che la realtà ci chiami a cambiamenti ancor più repentini.
Ma la politica ha bisogno della pazienza che si mette in ogni mestiere. Scherzando su un vecchio slogan dei cattolici popolari, ma soprattutto su tanta retorica grillina direi LA POLITICA PER PASSIONE E PER MESTIERE.
Senza leader capaci di cultura, senza formazione del personale politico e amministrativo, senza il finanziamento pubblico dei partiti, senza un riequilibrio complessivo degli stipendi dei parlamentari e degli amministratori, la politica non si affrancherà mai dallo strapotere di pochi capipartito, che selezionano una classe dirigente scadente, dal dilettantismo dei 5S o dalla cortigianeria al magnate di turno, che, spesso tiene bloccati importanti processi e potenzialità di cambiamento.
Certo le cicale sono però simpatiche, più di quelle secchione sordomute delle formiche.
Infatti questo è il proprio dell’uomo, il suo lavoro è un canto. Come lo erano le cattedrali, mentre là in cima ne costruiva le guglie, dove poi avrebbero risuonato i suoi canti, dove -anzi- risuonavano già mentre lavorava.
La politica deve difendere tutto questo.
Pietro Lorenzetti
San Lazzaro di Savena, 26-09-‘20