Ha vinto il sì, ma c’è di più

Ha vinto il sì. Onore a chi ha vinto, ma si sappia che ha vinto per inerzia.

Un’inerzia derivante dall’oggettiva inadeguatezza dell’attuale compagine parlamentare, dalle indicazioni univoche dei capipartito, dalla banalizzazione anticasta del quesito referendario, dai sondaggi impietosi.

Niente di nuovo sotto il sole.

Non è certo un matrimonio quello tra popolo e 5S, non è certo un matrimonio l’alleanza di governo che dovrebbe garantire le prossime riforme.

Ciò che il popolo sposa è l’efficacia di una certa azione di governo sia quella centrale durante il lockdown sia quella dei suoi governatori regionali.

Questa seconda è forse l’indicazione più interessante: la gente non vuole meno politica, ma più politica fatta da gente che sia sentita vicino alle persone e ai territori.

Il popolo pur non chiamato a votare per il parlamento, continua a decretare un sostanziale equilibrio nella politica italiana, come si vede dal dato regionale.

L’affluenza significativa, l’ordine con cui si sono svolte le operazioni di voto (in paesi europei vicini non è così scontato, ma nemmeno va rivendicato come fosse una vittoria del ministero dell’interno più che della gente), la sensazione netta di un voto che ha espresso ancora una volta il buon senso delle persone, benché condizionato ancora da anni di demagogia e populismo.

Tutto ciò lascia ancora sperare. Grandi sfide attendono la politica, e le riforme istituzionali non sono tra le prime. Ci sono i fondi europei, ci sono da rilanciare le imprese, gli investimenti, il lavoro, insomma: ricostruire.

Non bisogna perciò partire dal tetto, come acutamente ha osservato don Ciotti, ma dalle fondamenta e dall’educazione del gusto e dell’armonia della costruzione.

L’amicizia civile, come meta e cammino verso una nuova società, è una prospettiva adeguata e attuale, erede della nostra storia millenaria di speranza indomita nel futuro, che può innescare il processo di un nuovo comunitarismo rispettoso delle differenze, che contrasti la vita liquida.

Non si tratta di fondare alcunché ma di tenersi presente, persone e gruppi, da appartenenze diverse, come si è fatto tra i sostenitori del no, che, a prescindere dalla pochezza del quesito referendario, hanno sentito che si andava a toccare un valore e un luogo importante della democrazia e si sono mobilitati trasversalmente.

Tutto questo continui oltre la sconfitta. La nostalgia del mare ci suggerirà come costruire la nave.

Pietro Lorenzetti

 

San Lazzaro di Savena, 21-09-‘20