Se vuoi la pace, fa’ pace con l’umano
SE VUOI LA PACE, FA’ PACE CON L’UMANO
“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (Terenzio).
Non solo l’illustre Presidente della Repubblica. Non riuscendo a spiegarci il cambiamento in corso…E meno male…ricorriamo a topoi storici, c’è sempre un evento del tragico ‘900 a cui paragonare questo o quel fatto del presente.
Questo avviene perché siamo messi sotto pressione dal turbinio degli eventi e in particolare da un protagonismo col coltello tra i denti di Trump e della sua Amministrazione. Il 50 % è fuffa.
Ma una cosa è certa: L’INTERESSE economico, strategico, scientifico-tecnologico va compreso nella sua liceità e nel suo contenuto, che l’etimologia inter-esse, cioè ‘che mi colloca dentro la realtà’ ,oppone profondamente alla natura ideologica del Novecento e all’illusione imbelle della globalizzazione dei primi decenni di questo secolo.
1. Il multilateralismo, prima che qualcosa che si concreta in accordi e Istituzioni, deve essere un multilateralismo dello sguardo, un caleidoscopio del pensiero che riconosca l’esistenza – il diritto a esistere così com’è – dell’altro, degli altri (nel discorso di insediamento perché Trump non ha citato l’Africa?).
2. L’Africa è una partita lunga, gli scopi del piano Mattei condivisibili.
Il Medioriente richiede un domino: Trump impone l’accordo Arabia saudita-Israele nei patti di Abramo (con Egitto e Qatar), all’interno di questi accordi Gaza viene resa inoffensiva per Israele – ormai già lo è, ma intendo come scelta strategica – la Cisgiordania con piccole concessioni da valutarsi ai coloni diventa lo Stato palestinese. Riconoscimento reciproco tra Israele e Stato palestinese. Non emarginare in questi accordi, non straniare quantomeno la Turchia. Chiedere a Padre Pierbattista Pizzaballa, che ha sempre dato prova di grande equilibrio e intuito sulle questioni della Terra Santa, in accordo con gli altri capi religiosi, una proposta per un assetto definitivo del Governo e della suddivisione di Gerusalemme che rispetti la storia e la sacralità dei luoghi e le sensibilità dei fedeli.
3. L’Ucraina non nella Nato, le quattro provincie filorusse ai russi come la Crimea (già lo è), una forza di interposizione ONU. Una Conferenza di pace che veda presenti tutti gli attori interessati, preparata da colloqui più ristretti.
Deadline per il cessate il fuoco a Pasqua. Sarebbe auspicabile una forma di ringraziamento comune da parte della Chiesa Ortodossa russa e di quella Ucraina.
4. Limitare l’espansione dell’adesione di Paesi dell’ est (ex unione sovietica) alla UE. Rafforzare piuttosto forme di interdipendenza economica, infrastrutturale e in settori strategici.
5. Lavorare per favorire la proposta di Donald Trump per un depotenziamento della dotazione di armamenti in modo contestuale tra USA , Russia e Cina. In tale contesto oltre agli eserciti nazionali e alla Nato l’Europa non dovrà andare. Appare una minestra riscaldata, senza il favore dei tempi e delle volontà l’idea di un esercito comune europeo. Le richieste di Trump ai Paesi europei circa la percentuale sul PIL di contribuzione alle spese della Nato saranno sicuramente ridimensionate. La Nato è uno strumento collaudato che rappresenta inoltre un’opportuna saldatura tra USA e UE.
6. Ritornare allo spirito di Pratica di mare con la partecipazione – a tendere – della Russia, della Cina e dell’India a un G 10.
7. Creazione di una commissione multilaterale che veda presenti le bigtech più forti al mondo che non metta a tema solo problemi come le forme della loro tassazione nei vari Paesi, ma le conquiste e i traguardi come i problemi etici relativi. Credo che l’uomo che abbia dato maggior prova di assoluto equilibrio in tal senso tra istanze etiche e sguardo aperto al futuro sia Padre Paolo Benanti.
8. Analoghe Commissioni, che dovrebbero essere proposte dal G10 e sancite dal G 20, potrebbero riguardare lo spazio, le questioni scientifico farmaceutiche, i cambiamenti climatici e la valutazione delle zone del pianeta dove una protezione del territorio si rende più emergenziale o comunque strutturalmente necessaria.
9. I G 20 dovranno avere all’ordine del giorno di ogni riunione, sulla base di un briefing di una Commissione ad hoc nominata, rapide e concrete soluzioni ai 3 problemi più gravi dell’epoca: le diseguaglianze, la fame nel mondo, le migrazioni per motivi economici.
10. Riforma e codice etico dell’Onu e delle sue strutture operative.
11. il dramma non sarà un’Europa non compiutamente federata, ma un mondo in guerra. Per questo non bisogna farsi travolgere dalla corrente del momento abbarbicati al peggior ramo di un albero dalle radici meravigliose. Ma lasciare che queste parlino al mondo. Ho sentito dire che le piante emettono suoni. L’Europa non deve ricercare solo una forza strategica unitaria che condizioni inamovibili – almeno nel medio periodo – non le daranno, ma assolvere una funzione profetica, con e più di altri: “non occupare spazi, ma innescare processi” (papa Francesco).
11. il dramma non sarà un’Europa non compiutamente federata, ma un mondo in guerra. Per questo non bisogna farsi travolgere dalla corrente del momento abbarbicati al peggior ramo di un albero dalle radici meravigliose. Ma lasciare che queste parlino al mondo. Ho sentito dire che le piante emettono suoni. L’Europa non deve ricercare solo una forza strategica unitaria che condizioni inamovibili – almeno nel medio periodo – non le daranno, ma assolvere una funzione profetica, con e più di altri: “non occupare spazi, ma innescare processi” (papa Francesco).
MOLTI ALTRI PROBLEMI POTRANNO ESSERE AFFRONTATI E SPERABILMENTE RISOLTI CON QUESTO METODO CHE PARTE DALL’INTERESSE E SI RAPPORTA IN MODO NON OSTILE BENSI’ INCLUSIVO AGLI ALTRI ATTORI, SIANO ESSI STATI, POTENZE, DEMOCRAZIE, AUTARCHIE.
Il cammino non è semplice, in molti Paesi i Diritti umani e civili sono conculcati. I raduni interreligiosi, favoriti dalla Chiesa cattolica fin dai tempi del Cardinal Martini possono aiutare in questo, assieme a un’uso responsabile dei mezzi di comunicazione e a una sensibilità dei potenti come è avvenuto nella tempestiva liberazione di Cecilia Sala, giornalista che personalmente ho potuto apprezzare già molto prima della vicenda de quo.
Il cammino non è semplice, in molti Paesi i Diritti umani e civili sono conculcati. I raduni interreligiosi, favoriti dalla Chiesa cattolica fin dai tempi del Cardinal Martini possono aiutare in questo, assieme a un’uso responsabile dei mezzi di comunicazione e a una sensibilità dei potenti come è avvenuto nella tempestiva liberazione di Cecilia Sala, giornalista che personalmente ho potuto apprezzare già molto prima della vicenda de quo.
La cultura, che nel corso del tempo ha espresso ricchezze e varietà sconfinate di espressioni e saperi, dovrà tornare a parlarsi in un mondo liberato da ostracismi e barriere. Su questo terreno, innanzitutto, nessuno è autoreferenziale. Una globalizzazione delle culture nelle loro differenze. Una globalizzazione a colori non grigia come quella del trentennio dopo la caduta del muro di Berlino.
Non sarà la “fine della storia”, non sarà evidentemente “una decrescita felice”, e nemmeno un tempo ansiogeno parossisticamente accelerato, mai più la guerra delle democrazie alle autarchie, ma l’epoca del cammino e del popolo, bensì anche l’epoca in cui ogni nuovo avvenimento potrà rappresentare il teatro di una “rivoluzione di sé” perciò del mondo.
Rivoluzione cioè guerra? Il contrario: “una rivoluzione per la difesa dell’umano”.
Ravenna 20-02-’25