Santa Caterina Valfurva

Mi portasti, amico, in disparte
e dicesti quelle parole alle stelle,
come un notturno di montagna,
come un tragico segreto.

Non ne ricordo se non l’accento
ed il senso, profondo,
di strappare
il mio destino al destino.

Ho vissuto giornate senza luce,
temendo che questa fame mi avrebbe fatto a morsi,
finito in poche ore,
prima del tramonto.

Quante altre volte ho preso a morsi la sorte,
recondita la notte,
per conoscere un nome, il suo,
per avere un nome, il mio.

Quando ti ho riconosciuta,
ho capito cosa avessi strappato al destino:
il primo passo, il suo,
nella nostra storia d’amore.

Bologna, 16-04-’15