Ovunque sarai

Ovunque sarai, canta Irama,
ovunque sarò: come farò (?)
acconté dividere spartire
meglio a moltiplicare cheffare
se sono un bimbo felice
un po’ contadino diceva la vicina,
tanto che volevo imparare la fatica
del campo di fianco

Lo sanno quelli di Amici
che la ballata mi fa lacrimare
danzata o cantata, serate
a rifare l’allievo con il sollievo
dell’incanto, a rivedere
i capelli di Donatella, quella
della prima elementare, senza fiato
senza commiato mai, esagerato

E non riesco a capire a non preoccuparmi
degli smartphone, delle view
e delle edicole ancora sperando
di aver esagerato a tal punto con le mie forze
Stavo al Columbus
mia mamma a far l’esame, io dodici anni,
la mattina presto senza di lei sopra la Cupola, ma
attratto dall’abbraccio strano – del ripetitore di Monte Mario

 

 

Ravenna, 24-05-’25