Il getto

Il tempo di prendere un respiro grazie ai vaccini, il tempo di un’armonia breve nella politica del Paese più litigioso del mondo, che richiama l’attenzione su questa ritrovata unità anche grazie alle vittorie sportive. E un controtempo devastante di alluvioni e roghi, i Paesi senza vaccini martoriati dalla pandemia, la follia del fondamentalismo e il suo ritorno in Paesi come l’Afghanistan, dopo 20 anni di guerra ancor più folle e un ritiro drammatico.
C’è del metodo e anche della reiterazione in questa follia.
Al confronto gli spiragli di ricostruzione che dicevo sono estemporanei.
Certamente occorrerà che il metodo dell’unità diventi sistematico, pur preservando le differenze, anzi arricchendosene.
Ma occorre sorprendere il getto per proteggerlo.
La questione è vitale per la sua rilevanza personale e sociale.
Qual è infatti la caratteristica del getto?
Rompere il guscio del seme restando attaccato, portando dentro la sua sostanza.
E’ la persona che vive le relazioni in modo costruttivo, quindi necessariamente autonomo.
E’ la persona che coltiva in modo originale e adulto il patrimonio genetico della propria tradizione  e del proprio essere figlio.
Essere figli è l’esperienza che più ci segna e ci forma, nella famiglia, nelle relazioni amorose ed amicali (sì perché anche in esse c’è la dimensione dell’essere figli).
Occorre coraggio perché questa esperienza che inizialmente e normalmente si dà sottilmente anche come dipendenza psicologica, diventi libera e consapevole.
Il getto rompe la membrana di questa placenta, tutto ciò che in quel guscio è dinamica automatica viene messo in discussione ed è il momento più delicato, che lo sviluppo salva solo andando avanti, dando una corteccia al getto.
Negli esseri umani ovviamente c’è un salto qualitativo che rende la metafora avvincente.
L’io non è solo materia biologica, ma anche coscienza.
E’ la coscienza che rappresenta il luogo del rapporto del soggetto con un patrimonio non più solo ereditario, ma vivente.
E’ il vivente, la coscienza è il luogo del rapporto creaturale e creativo con ciò che vive e che dà senso.
E’ questo che l’uomo adulto non è più disposto a barattare con nulla.
E’ c’è al mondo chi ne muore martire.
Così la persona esprime la sua natura, unica ed irripetibile, tentando di dar continuamente forma alle relazioni umane in modo che il mondo sia il più vivibile possibile.

 

 

San Lazzaro, 12-08-’21