I nostri ragazzi

I nostri ragazzi che sono andati subito a lavorare, che hanno preso un diploma o una laurea. E ora sono in un call center o fanno i rider e intanto continuano a studiare. Quelli che hanno preso una borsa e fanno un master magari all’estero. Quelli che la famiglia ce la fa a mantenerli, quelli del reddito di cittadinanza.
Quelli che hanno avuto fortuna, in politica, nelle referenze, in amore. Letteralmente fortuna.
I nostri ragazzi oro. Loro, tutti, anche chi va avanti per il rotto della cuffia merita, aldilà di quel che meriteranno da sé, una sola cosa: VERITA’.
Mi sono preso a cuore con le mie piccolissime possibilità e capacità questa storia del referendum del 20/21 settembre perché ritengo che esso rappresenti il capolavoro diabolico della demagogia. La demagogia anticasta. Se ne iniziò a parlare più di 10 anni fa: la politica colpevole di tutto, la politica corrotta. Solo ora viene fuori come agiva la Magistratura nei suoi confronti. Essa con la complicità dei mezzi di informazione ha distrutto i partiti e la rappresentanza. Da ciò e contemporaneamente dall’uso spregiudicato del web da parte di guru della democrazia diretta (tralasciamo le manovre di poteri occulti e potentati stranieri) è derivato il populismo.
Ma non voglio fare la difesa d’ufficio dei nostri politici degli ultimi 30 anni. Le loro mancanze sono evidenti.
Ma come ha detto Alessandro Mangia, illustre costituzionalista, distruggere il Parlamento per punire la politica è come distruggere l’auto perché il pilota è scarso.
Il Parlamento può essere riformato, ma non al buio, con una riforma parziale, senza la minima garanzia di un suo bilanciamento, producendo di fatto una oligarchia e uno svuotamento della rappresentanza con un abnorme potere dei capipartito attuali, che sono tutto fuorché grandi statisti.
I nostri giovani meritano se non altro che il Parlamento rimanga un’opportunità per fare argine ad altri poteri. Non solo appunto a quello di pochi leader politici, ma anche allo strapotere del capitalismo di tipo cinese o di quello delle multinazionali, che sempre più sostituisce alle coscienze gli strumenti della tecnica.
Ai giovani cui lasciamo tanto debito pubblico vogliamo lasciare uno strumento di difesa dalla politica come tecnica, uno strumento tipico della civiltà occidentale: LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE.
Bologna, 1°-09-’20