Dialogo della figliolanza

DISCEPOLO: voglio conoscere la verità, padre.
MAESTRO: a proposito di cosa?
D: di ciò che ho dovuto soffrire.
M: perché me lo chiedi? La vita è sofferenza.
D: sì, ma in tutto questo tempo è accaduta una cosa strana.
M: vale a dire?
D: io ho un nome e le cose hanno un nome. Ho sete.
M: non ti hanno dato dell’aceto?
D: sapeva ancora di vino…
M: e ora?
D: è rubizzo nel mio cuore.
M: mi stupisci.
D: e allora perché ci hai scommesso?
M: per la tua curiosità. Di cosa avevi sete?
D: di realtà.
M: hai imparato a sopportarla?
D: tu sai cosa mi hai insegnato come prima cosa.
M: siamo uomini.
D: capaci di amare l’infinito.
M: la luce di ferragosto abbacina…
D: ma lenisce le ferite più di quella di luglio…
M: allora sei pronto. Cosa volevi sapere?
D: il mio respiro…Chi lo ha educato? Io sapevo solo affanno.
M: tutto qui? Io ti ho abbracciato. Ma è Dio che dona la calma agli ossessi.

 

 

 

 

Bologna, 12-01-’15