Dalle stalle alle stelle

Francesco, nel discorso pronunciato al primo Angelus dell’anno, ha detto che occorre accogliere Gesù nelle nostre “stalle interiori”,  quei meandri del nostro cuore che noi riterremmo troppo oscuri, inospitali e inabitabili.
Sono rimasto colpito da questa che trovo una felicissima e finissima espressione di quella che spesso è la nostra condizione.
Eppure il nostro cuore è desiderio, de-sidera, attratto dalle stelle.
Le nostre stalle interiori, come nella notte di Betlemme, in tutte le notti insonni, o nelle giornate indaffarate, de-siderano.
Ma soltanto quel giorno in cui la sorpresa di colui che scende dalle stelle, la sorpresa che ha preso dimora, che abita il nostro cuore proprio attraverso l’impronta unica e comune ad ogni uomo del desiderio, soltanto quel giorno il dolore, l’amore, il cuore si ricompongono.
Una trafittura passa dal nostro cuore, come in un’invocazione potente e unisce il cielo e la terra, la profondità della terra, accade allora un cambiamento di corpo e mente, una rinascita, che primariamente si esprime attraverso la voce, che può essere anche logos interiore, “povera voce”, che è povera, ma canta, che non può morire, che grida, che non ha più un perché, ma – appunto – canta con un perché.
Una stalla, la nostra interiorità, che sarebbe desolata se, pur desiderandolo, rifiutasse di essere abitata – da sempre – dalle stelle.

 

Ravenna, 4-12-’21