Il contagio della primavera
Non ti vedo
ma ti appartengo
tempo nuovo
Sento il cinguettio
degli alberi
e richiami di amici veri
Risuonare il sole
sulle facciate
certame del mondo
Dalla lunga luce di gennaio
a marzo
quest’umanità stanca e indifesa
E’ tutta nel singhiozzo di un merlo
custode della corte
che s’ode rivolto al cielo.
Promessa non vera?
Come se fosse una
primavera immaginaria
Non è che parvenza di morte
non è sommersa la nuova stagione
da un’effimera impressione
Impressi ricordi
sensi ed istanti vivi
nei secondi della commozione
La giornata ormai è andata
la primavera
è anche un’infermiera
E ora so
ringraziare il cielo
che è caldo nel suo abbraccio.
San Lazzaro, 11-03-’20